Quella volta che Gianfranco Quartaroli giocò contro Maradona

L'artista orafo Gianfranco Quartaroli nella sua carriera da calciatore ebbe la fortuna di giocare contro Diego Armando Maradona e di vederlo da vicino:il sogno di qualsiasi bambino,tifoso o calciatore magicamente si avverò e per la prima volta racconta tutti i retroscena di una giornata indimenticabile,l'occasione è il lancio del nuovo gioiello brevettato,il ciondolo-amuleto "La Mano de Dios" in concomitazna con l'inizio del Campionato del Mondo di calcio in Qatar.


Estate 1988,Luciano Moggi architetta la pace tra Maradona e Bianchi dopo lo scudetto perduto dal Napoli contro il Milan,il Napoli è in ritiro a Lodrone dove ci fu la cosiddetta "Pace di Lodrone"quando el pibe de oro,tornando da una vacanza tra Tahiti e la Polinesia,strinse la mano a Bianchi per far ripartire la squadra e la voglia di rivincere di un gruppo reduce da una fine campionato a dir poco burrascoso.


Gianfranco come finisti a Castiglione delle Stiviere e chi organizzò l'amichevole?

Arrivavo da alcune stagioni impegnative in società blasonate come Mantova,Savona,Ravenna e Mazara del Vallo e mister Dino Binacchi che mi conosceva chiamò me e mio fratello Alessandro spiegandoci le grosse ambizioni dell' FC Castiglione,c'erano importanti sponsor come PATA e quindi ci convinse a scendere di categoria.



Durante la preparazione Binacchi seppe tramite alcuni intermediari che mister Bianchi aveva bisogno di fare un'amichevole per capire a che punto fosse la condizione atletica del Napoli in previsione della Coppa Italia e vedere all’opera i nuovi arrivi Giuliani,Alemao,Crippa,Corradini e Fusi.

Anche noi eravamo in preparazione e quando ci fu data la conferma dell'amichevole col Napoli di Maradona non ci sembrò vero.

Allora non c'erano smartphone e social e quindi il materiale fotografico a disposizione non è moltissimo,ma sufficiente per immortalare un momento unico che ricorderò per tutta la vita.

Cosa ricordi di quel giorno?

Ricordo l'arrivo del pulmann del Napoli e migliaia di tifosi ad attenderlo,tutti cercavano Diego per un autografo,noi per fortuna avevamo il privilegio di vederlo insieme ai suoi compagni negli spogliatoi e più tardi  in campo.

Tutta l'attenzione di giornalisti e fotografi era per Diego,lui si cambiò,entro in campo con le sue Puma rigorosamente slacciate,gli tirarono una pallina da tennis cominciò a palleggiare e tutti noi presenti a bocca aperta a guardare ed applaudire.



 Qualche aneddoto particolare?

Si certo,più di uno!

Diciamo che quella che doveva essere una giornata di festa,ma per me non cominciò benissimo...

Ricordo che mister Binacchi poco prima dell’inizio mi volle dare un “premio” perché scesi di categoria e mi disse: Gian prendi la fascia di capitano e il mazzo di fiori,ero al settimo cielo,io che potevo stringere la mano a centrocampo a Diego Armando Maradona;purtroppo però per me le cose precipitarono in pochi minuti,la società decise di fare un cambio all'ultimo momento imponendo un capitano che fosse indigeno e quindi mantovano.

Non si può immaginare come rosicai,ero nero;in quel periodo venivo utilizzato tatticamente per le mie caratteristiche di buona tecnica,velocità ed esplosività,allora si giocava ancora a uomo con il libero,la “zona” di Sacchi non era ancora stata sposata da tutti e mister Binacchi mi dava quasi sempre l’incarico di attaccare la mezza punta avversaria,portargli via palla per poi diventare io un attaccante aggiunto,un trequartista, creando un effetto sorpresa sugli avversari e così fu anche quella volta:l'allenatore mi diede l'incarico di contrastare Maradona quando fosse a centrocampo in modo da anticiparlo,portargli via palla e puntare dritto verso il libero Renica visto che i terzini erano impegnati sui rispettivi attaccanti,cosa che mi riuscì con ottimi risultati in altri incontri con squadre di serie A,serie B e serie C.


Tra l'altro avevo già valutato di saltare Renica sul suo piede destro essendo lui un mancino naturale e di conseguenza in teoria il destro doveva essere il suo piede "debole":praticamente volevo fare un goal al Napoli di Maradona.

Questo era un film che mi ero fatto io...perchè già quando mister Binacchi mi disse di stare vicino a Maradona mi venne male...va bene aggredire le mezze punte ma qui si parlava di anticipare Maradona,il Dio del calcio!

Comunque la partita inizia,si parlò di circa 6000 spettatori,ma tutti sapevamo che ce n'erano molti,ma molti di più,io sono molto nervoso per l'inconveniente della fascia di capitano,allora ero tonico fisicamente,mi era già capitato di giocarmela alla pari con diversi giocatori di serie A e infatti dopo un quarto d'ora per conquistare un pallone a centrocampo ebbi uno scontro violento con Massimo Crippa,lui finisce a terra dolorante ed è costretto ad uscire dal campo tirandomi un bel po' di accidenti.

Vedo che la giornata è storta,prima mi viene negata la fascia di capitano,poi faccio male a Crippa,adesso dovrei portar via palla a Maradona...non so bene cosa fare perchè mi dico e se tentando di anticipare succedesse la stessa cosa capitata con Crippa a Maradona mi maledirebbero tutti,avversari e spettatori!



Sono stordito, giro per il campo,cerco di star vicino a Diego,ma lui è tutto un "no-look"col suo sinistro magico,gioca per far divertire il pubblico,impossibile da anticipare,usa il corpo per proteggere la palla come mai avevo visto fare da qualcuno e nel mentre mi apostrofava con qualche accidenti in spagnolo,finchè ad un certo punto a metà primo tempo ricordo che dissi tra me e me: ma che cosa diavolo sto facendo,sarà la prima e ultima volta che gioco contro Maradona e che cosa voglio dimostrare? Facciamo una bella cosa contraddiciamo gli ordini di scuderia e fatti la tua partita e così feci! Liberai la testa e cominciai a giocare per divertirmi come doveva essere per un’occasione così unica.

Perdemmo 4-1,ma fu uno spettacolo,tra l'altro mio fratello Alessandro siglò l'unico nostro goal anticipando sul primo palo un certo Ciro Ferrara e nella fotografia delle due squadre fatta all'inizio della partita Diego appoggia la sua Mano de Dios proprio sulla sua gamba portandogli fortuna.



Finita la partita andammo a cena tutti insieme al ristorante e ricordo che il Napoli cenò su un tavolo,invece a Diego fu riservato un tavolo a parte tutto per lui,la sua famiglia e il suo seguito,ogni tanto si alzava e andava dai compagni mentre io seguivo ogni suo movimento o sguardo senza mai staccargli gli occhi di dosso perché sapevo che non avrei mai più potuto vederlo e ammirarlo da così vicino.



Calcisticamente è stata sicuramente la più grande emozione della mia vita e per sempre avrò il privilegio di raccontarlo e dire: io ho giocato contro Maradona!



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